Notule

 

 

(A cura di LORENZO L. BORGIA & ROBERTO COLONNA)

 

 

 

NOTE E NOTIZIE - Anno XV – 24 giugno 2017.

Testi pubblicati sul sito www.brainmindlife.org della Società Nazionale di Neuroscienze “Brain, Mind & Life - Italia” (BM&L-Italia). Oltre a notizie o commenti relativi a fatti ed eventi rilevanti per la Società, la sezione “note e notizie” presenta settimanalmente lavori neuroscientifici selezionati fra quelli pubblicati o in corso di pubblicazione sulle maggiori riviste e il cui argomento è oggetto di studio dei soci componenti lo staff dei recensori della Commissione Scientifica della Società.

 

 

[Tipologia del testo: BREVI INFORMAZIONI]

 

Nuove di immuno-ingegneria della riparazione dei nervi periferici. Le lesioni del sistema nervoso periferico sono più frequenti ed invalidanti di quanto comunemente si creda. Negli USA, ad esempio, sono colpite ogni anno più di 250.000 persone, e il danno dei nervi esita spesso in dolorose neuropatie con infermità motorie di varia entità e frequenti disturbi della somestesia. Le interruzioni di lunghezza inferiore al centimetro tendono alla riparazione spontanea, ma quelle di dimensioni maggiori costituiscono spesso un problema di difficile soluzione. Il trattamento clinico standard si basa sull’autotrapianto o autograft (da autologous nerve graft), ma presenta vari inconvenienti. Nonostante un notevole impegno, ingegnerizzare un ponte nervoso alternativo per la riparazione dei nervi periferici, è una sfida risultata spesso un ostacolo insormontabile. Da qui la necessità di definire nuovi approcci che possano garantire risultati almeno uguali, se non superiori, all’autotrapianto.

Nassir Mokarram della Duke University di Durham e colleghi della Emory University di Atlanta hanno impiegato un approccio immunomodulatorio per stimolare la riparazione nervosa in una struttura artificiale, una sorta di piccola impalcatura fungente da guida per il nervo, al fine di verificare l’effetto rigenerativo del reclutamento di monociti riparativi. In particolare, è stata impiegata la fractalchina (fractalkine), una chemochina in grado di reclutare preferenzialmente cellule monocitiche con funzione ripartiva nella guida sintetica, per la ricostituzione del tratto nervoso compromesso. L’iniziale modulazione dell’ambiente immunitario nella sede del danno – dovuta all’immissione di fractalchina – produceva un intenso, rapido e impressionante processo rigenerativo, come evidenziato dall’osservazione istologica e comprovato dallo studio elettrofisiologico.

Gli ottimi risultati ottenuti con questo approccio, che si differenzia dai metodi di laboratorio e clinici per la riparazione nervosa, introducono un nuovo paradigma e potenzialmente aprono una nuova via per la stimolazione endogena della riparazione dei nervi periferici. [Cfr. Nassir Mokarram et al. Immunoengineering nerve repair. PNAS USA Epub ahead of print doi: 10.1073/pnas.1705757114, 2017].

 

Il collicolo superiore partecipa alla cognizione e all’azione. Il tubercolo superiore della lamina quadrigemina o collicolo superiore, una delle formazioni più studiate dell’encefalo, si ritiene sia fondamentale per orientare un organismo verso gli oggetti del proprio interesse, come provano oltre 40 anni di evidenze sperimentali. Recenti studi hanno dimostrato la partecipazione di questa formazione grigia, in varie specie animali, all’attenzione e ai processi cognitivi che consentono di prendere delle decisioni. Una rassegna su questo argomento, a cura di Basso e May è attesa per il 15 settembre 2017 sul volume 3 dell’Annual Review of Vision Science.

 

Il più grande studio condotto sull’iposodiemia ha stabilito un rapporto con la demenza. L’iponatriemia è il più comune disturbo degli elettroliti e un indice prognostico di danno cognitivo lieve (MCI, mild cognitive impairment), ma un’indagine sul rapporto con la demenza in un periodo di 11 anni su 4900 pazienti e 19545 controlli sani, come quella di Chung e colleghi, non era mai stata realizzata. Lo studio ha dimostrato un rischio di demenza tanto maggiore quanto più è grave la carenza di sodio. I pazienti colpiti da ictus senza iponatriemia avevano una probabilità molto più bassa di sviluppare demenza; le cerebropatie vascolari acute modificano così tanto il rapporto fra difetto di sodio ematico e decadimento cognitivo che la prevenzione della vasculopatia cerebrale si impone nei pazienti iponatriemici. [Chung M. C., et al. PLoS One 12 (6): e0178977, 2017].

 

Arbaclofen nella syndrome dell’X-fragile: sorprendenti risultati nella valutazione di III fase. L’arbaclofen ha migliorato diversi fenotipi di modelli animali di X-fragile, che causa nell’uomo un disturbo dello spettro dell’autismo, ed ha mostrato promettenti effetti nella fase II della valutazione clinica. Nella III fase l’attenzione è stata rivolta soprattutto alla verifica dell’efficacia nel ridurre il sintomo dell’evitamento sociale. Berry-Kravis e colleghi, autori di un report dettagliato su due trials della fase 3, concludono che il farmaco non raggiunge nei pazienti lo scopo principale consistente nel ridurre la tendenza ad evitare l’interazione sociale. [Cfr. Berry-Kravis E., et al., J Neurodev Disord. 9: 3, June 12, 2017].

 

I disturbi dello spettro dell’autismo e i tratti autistici generici condividono la genetica. Tratti quali “comportamento infantile”, “rigidità” e “attenzione al dettaglio” rilevati in 1981 adulti della popolazione generale sono associati a geni responsabili di questi sintomi negli autistici. Ad esempio, la rigidità è legata a proteine che regolano la crescita dei neuriti e sono codificate da geni associati ai disturbi dello spettro dell’autismo. [Cfr. Mol Psychiatry doi: 10.1038/mp.2017.98].

 

Differenze fra maschi e femmine nella plasticità corticale e ippocampale. Dachtler e Fox hanno rivisto le pubblicazioni neuroscientifiche più recenti sulle differenze sessuali nei meccanismi di plasticità cerebrale ed hanno rilevato che gli elementi che distinguono i sessi non si limitano al livello dei sistemi e dei circuiti, ma raggiungono il livello sinaptico. In particolare, le vie di CaMKK, NOS1 e del recettore degli estrogeni presentano un dimorfismo sessuale con implicazioni per la plasticità nella corteccia cerebrale e nell’ippocampo. [J Neurosci Res 95 (1-2): 518-26, 2017].

 

Un successo nella lotta alla malattia di Alzheimer ottenuto da un programma finlandese. Nonostante sia in corso la sperimentazione clinica di oltre 100 nuove molecole per il trattamento della malattia di Alzheimer, non si nutrono grandi speranze circa l’efficacia di terapie farmacologiche, anche in considerazione del fallimento di oltre 200 farmaci negli ultimi trent’anni. Un programma finlandese (Finnish Geriatric Intervention Study to Prevent Cognitive Impairment and Disability, FINGER), sperimentato per la prima volta tra il 2009 e il 2011 su 1260 volontari dai 60 ai 77 anni, ha recentemente ottenuto ottimi risultati. FINGER prevede un articolato piano di esercizio fisico (aerobico fino a 5 volte la settimana e sulla forza fino a tre volte), un dieta mediterranea con controllo di fattori di rischio metabolico e cardiovascolare, un piano di esercizio cognitivo con verifiche, e un elevato livello di interazione sociale gratificante. L’efficacia non può più essere messa in dubbio, ma, a nostro avviso, la compliance per un regime così impegnativo può costituire un limite per un’applicazione estesa. [Cfr. Sci Am. 316 (4): 22-27, 2017].

 

Un efficace strumento nella prevenzione degli abusi sessuali sui bambini. Il Dipartimento di Sociologia e Antropologia del College of Wooster, nell’Ohio (USA), ha condotto uno studio per valutare l’efficacia di Protecting God’s Children (“Proteggere i figli di Dio”), un programma di formazione per adulti realizzato ed impiegato in istituzioni cattoliche, quali scuole, chiese ed agenzie di servizio sociale. Lo studio ha rilevato, in oltre 500 adulti sottoposti al programma, un aumento delle conoscenze ed un cambiamento dei comportamenti, con acquisizione di migliori e maggiori capacità educative e protettive per i propri figli e quelli altrui. Il programma induce, inoltre, la condivisione con altri adulti delle conoscenze acquisite, con tendenza a diffonderle accrescendo la sicurezza sociale. In termini psicologici, a questo piano di formazione si possono riconoscere vari meriti: 1) un contributo ad evitare negli adulti la difesa di diniego, che porta a non voler nemmeno pensare alla possibilità di eventi tanto temuti e pericolosi per la salute psichica e la vita stessa dei propri figli; 2) il superamento di atteggiamenti inconsapevolmente legati a convinzioni e credenze erronee molto diffuse sull’argomento; 3) maggiore fiducia in se stessi come educatori; 4) maggiore abilità psicologica nell’ottenere nel rapporto con i figli la condivisione di priorità nelle scelte a scopo di autoprotezione. [cfr. J Child Sex Abus. June 19: 1-17, 2017].

 

Un’ipotesi dimenticata di Darwin sulla selezione sessuale è stata provata nelle falene. La teoria della selezione sessuale prevede che la scelta della femmina favorisca l’evoluzione di elaborati segnali da parte dei maschi; si pensi alla coda del pavone e al canto meraviglioso di alcune specie di uccelli. Charles Darwin aveva anche ipotizzato che la selezione sessuale facilitasse lo sviluppo di strutture di recezione sempre più sensibili, per una rilevazione sempre più efficace dei segnali sessuali; ma tale idea nella pratica sperimentale è stata largamente ignorata. Uno studio secondo questa prospettiva è stato condotto in Australia da Johnson e colleghi, rilevando la lunghezza delle antenne dei maschi di un lepidottero, la falena Uraba lugens Walker (Lepidoptera: Nolidae) e manipolando l’emissione del ferormone sessuale femminile.

Ricordiamo che la distinzione tra falene e farfalle è empirica e non strettamente scientifica; le falene come le farfalle appartengono all’ordine dei Lepidotteri, ma presentano antenne di forme diverse e particolari: filiformi, a bastoncello, pennate o bipennate, ovvero ramificate come un pettine, ecc. A differenza delle farfalle che sono quasi tutte a volo diurno, le falene volano di notte e, infine, alcune sono velenose.

L’osservazione ha fornito dati a supporto dell’idea di Darwin e, inoltre, ha accertato che le femmine più giovani attraevano maschi con antenne più lunghe; cosa che può riflettere i cambiamenti specifici per età nell’emissione del ferormone. Questi esperimenti, condotti in natura, forniscono la prima diretta evidenza di un ruolo non apprezzato della selezione sessuale nel dimorfismo sessuale e forniscono una traccia sugli automatismi comportamentali che caratterizzano aspetti dell’interazione spontanea fra i sessi nelle specie più evolute, fino alla nostra. [Johnson T. L., et al. Naturwissenschaften 104 (5-6): 4, June 2017].

 

Notule

BM&L-24 giugno 2017

www.brainmindlife.org

 

 

 

 

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